chi non si è mai trovato nella situazione di raccogliere scontrini, confrontarsi con modalità di pagamento obsolete o di fare la “danza del ticket” davanti alla cassa? L’incipit con “Solito cinema per pagare con i ticket” mi ha strappato un sorriso, anche per la sottile ironia con cui viene affrontata una realtà condivisa da molti lavoratori in ufficio.

La voce narrante – nella fattispecie la donna con capelli rossi – si rivolge direttamente a chi guarda, rompendo la quarta parete in modo intelligente; questa scelta, secondo me, rende il messaggio più diretto ed efficace. Trovo interessante anche la transizione narrativa dallo scambio di scontrini alla presentazione di una soluzione digitale e immediata: qui viene ben evidenziato il contrasto fra la macchinosità del vecchio sistema e la fluidità di Satispay.

Dal punto di vista creativo, penso che lo spot funzioni per la sua capacità di mantenersi su binari “alti” senza risultare pretenzioso: il messaggio centrale (“deducibili al 100% e spendibili in un tap”) viene veicolato in modo chiaro ma non banale. L’uso del QR code nel momento della transazione, associato allo slogan “Inquadrato. Pagato.”, è quasi una micro-narrazione in sé – un dettaglio che, da amante delle soluzioni di comunicazione sofisticate, mi è sembrato particolarmente riuscito. Non c’è bisogno di spiegare troppo: il gesto parla da solo.

Mi sembra che la consistenza del marchio sia preservata grazie a un’estetica coerente (colori caldi, logo sempre presente, stile visivo pulito) e ad un tono di voce che si pone come alleato intelligente del lavoratore moderno. L’idea di “welfare completo” viene ulteriormente espansa nell’ultimo claim (“Satispay è anche Buoni Acquisto, spendibili nella rete per il welfare numero uno in Italia”), sottolineando una vocazione ampia e una leadership implicita nel settore. Trovo leggermente sfiziosa la scelta di auto-proclamarsi “n.1” – una di quelle affermazioni un po’ audaci che solleticano il mio spirito critico, ma nello stesso tempo danno una spinta aspirazionale al brand.

Sul fronte degli elementi visivi, la narrazione è supportata da una fotografia fresca ed equilibrata, dove la tecnologia digitale si integra senza invadenza nella quotidianità. Gli annunci testuali a schermo (“Deducibili al 100%” e “Spendibili in un tap”) sono ben integrati, non affollano la scena e rendono il messaggio immediatamente consumabile anche a un livello subconscio.

Detto ciò, dal mio punto di vista la pubblicità cammina su un filo sottile tra rassicurazione e routine: da un lato la ripetizione di stereotipi dell’ufficio la rende universale, dall’altro mi sarei aspettato forse una svolta arguta o uno scatto di creatività in più – magari un tocco surreale o una battuta più pungente, che avrebbe potuto rendere memorabile il tone of voice. Rimane comunque uno spot competitivo e di livello, che parla la stessa lingua delle sue audience – professionisti, HR e decision maker aziendali – senza mai prendersi troppo sul serio.

In conclusione, invito chi ha visto questo spot a confrontarsi: secondo voi il tono ironico e la soluzione “tap & go” di Satispay sono davvero abbastanza per rompere la routine della pubblicità corporate? Oppure manca ancora quel twist davvero lampante che lascia il segno? Sono curioso di leggere i vostri pensieri, sia come stakeholder del settore sia come semplici spettatori!