Dal mio punto di vista, la rappresentazione del gatto bianco con occhi verdi — in primo piano e con quell’aria regale — rafforza l’idea di esclusività e lusso, quasi come se ci si trovasse davanti a un piccolo intenditore di alta cucina. E anche la scelta dello sfondo sfocato con fiori rosa e dettagli dorati contribuisce — a mio parere — a valorizzare ulteriormente il posizionamento premium della marca.

Ritengo particolarmente intelligente il modo in cui la sequenza delle immagini accompagna la narrazione: l’apertura di quella confezione, la trasparenza della gelée e quei bocconcini marroni incastonati come piccoli tesori gastronomici sono presentati quasi con la solennità di un rito gourmet. Trovo interessante che la pubblicità sfrutti il parallelismo tra il cibo del gatto e veri dessert di alta pasticceria, sottolineando così la ricercatezza non solo per il consumatore finale (il gatto), ma anche per chi acquista il prodotto. La camera insiste in modo raffinato sia sugli occhi espressivi del felino, sia sulla struttura del cibo — quasi a suggerire un’armoniosa corrispondenza tra il gusto dell’animale e il senso estetico del proprietario.

A mio avviso, la trovata visiva in cui il riflesso del volto del gatto si fonde nella gelée è una soluzione creativa che colpisce per originalità: qui emerge uno di quegli “stratagemmi” pubblicitari che, a mio giudizio, distinguono una campagna ordinaria da una pensata con vera intelligenza comunicativa. Come se non bastasse, la successiva scena domestica che immortala il legame affettuoso tra gatto e proprietaria, suggerisce un claim implicito secondo cui il cibo diventa veicolo di emozione e di connessione, rafforzando non solo il messaggio di qualità ma anche di esperienza condivisa.

Da un punto di vista della coerenza di marca, credo che tutto sia portato avanti con una disciplina quasi chirurgica: la grafica, le scritte “NUOVO” e “Bocconcini in Gelée”, il colore oro e la ricorrente iconografia premium sono elementi ricorrenti che consolidano l’identità di Purina Gourmet nella mente dello spettatore. Non posso che apprezzare la sottile ironia della frase “Ah, squisito, proprio come me”, che a mio vedere aggiunge uno spunto di leggerezza e strizza l’occhio a chi sa cogliere certe sfumature. In sostanza, emerge una cifra stilistica che predilige l’intelligenza e la complicità con lo spettatore.

Infine, sono dell’idea che questo spot riesca, nella sua brevità, a essere sia esteticamente coinvolgente sia comunicativamente efficace, evitando facili stereotipi e retoriche logore che spesso infestano il settore degli alimenti per animali. Riesco a individuare una narrazione visiva e verbale cucita su misura per il target di riferimento: chi desidera non tanto un pet food, quanto una vera esperienza gourmet anche per il proprio animale domestico.

E tu? Che ne pensi di questo approccio raffinato e quasi “artistico” nella pubblicità di prodotti per animali? Secondo te la narrazione emozionale e visivamente sfarzosa è davvero la chiave giusta per distinguersi in questo segmento? Mi piacerebbe sentire la tua opinione, sia dal punto di vista razionale che da quello più soggettivo!