Tutto molto rassicurante – forse fin troppo, dato che a mio avviso manca una vera e propria svolta narrativa che avrebbe potuto sorprendere lo spettatore più esigente.

Nel susseguirsi delle scene, la sottile alternanza di elementi reali (le riviste, il laptop, la cucina vissuta) e icone illustrative generate in grafica, cerca di creare un ponte tra la realtà quotidiana e una dimensione semplificata e perfettamente gestita dell’acquisto e della scelta, ma personalmente penso che ci si sarebbe potuti spingere un po’ oltre, magari con un tocco di ironia o almeno qualche gioco di montaggio più audace. Lo spot opta invece per una linearità quasi documentaristica, con un tono sempre calmo e immagini ariose, che – occorre dirlo – confermano la coerenza dell’immagine premium e rassicurante che il marchio vuole trasmettere.

Sul fronte della creatività, il fatto di mostrare costantemente la selezione degli ingredienti e la dicitura “Più proteina, più qualità” in primo piano è senz’altro una mossa pensata per valorizzare la trasparenza. Tuttavia, dal mio punto di vista, la narrazione si mantiene troppo ancorata ai cliché visivi (la mano che avvicina il pollo crudo, le confezioni ben allineate, la divisione cane/gatto) e non osa proporre nessuno di quegli “scarti intelligenti” nel racconto visivo che tanto apprezzo nei progetti comunicativi di maggior livello. Insomma, la metafora dell’unione tra natura e scienza resta dichiarata ma mai veramente esplorata in maniera originale, e – mi sento di aggiungere – l’assenza totale di umorismo smorza qualsiasi potenziale memorabilità dello spot.

Se considero la coerenza della brand image, bisogna riconoscere che il messaggio resta ben allineato: l’attenzione al benessere dell’animale, le scelte consapevoli, il packaging riciclabile – tutto va esattamente dove deve andare. Però, almeno secondo la mia sensibilità, avrei gradito una dialettica visiva più brillante, magari introdotta da una rottura della quarta parete, una domanda provocatoria o un riferimento colto che premiasse lo spettatore più attento.

Sono dell’idea che, pur mantenendo un rigore estetico e comunicativo, questo spot non riesca a brillare per originalità o profondità comunicativa; sembra sempre restare dentro i confini del già visto e del già sentito. Mi domando se non si potesse rischiare qualcosa in più, almeno nell’impianto narrativo.

E tu, come interpreti questa scelta comunicativa piuttosto lineare e rassicurante? Ritieni che l’approccio di Natural Trainer riesca a distinguersi davvero in mezzo a una comunicazione pubblicitaria sempre più affollata e alla ricerca di colpi di scena, oppure preferisci questa coerenza “low risk”? Condividi le tue opinioni e facciamo partire una discussione!