si nota chiaramente il tentativo di collegare il prodotto non solo all’esperienza di guida, ma a un intero stile di vita fatto di comfort e piccoli piaceri, come una gita in compagnia (anche del fedele amico a quattro zampe). Dal mio punto di vista, questa narrazione punta ad abbracciare un target ampio, fortemente trasversale, dalle famiglie agli spiriti più liberi.

Proseguendo, la transizione verso il Taigo verde sulle strade di montagna aggiunge una pennellata di avventura che, almeno a mio avviso, serve a spezzare la monotonia delle classiche atmosfere “familiari” tipiche di molti spot automobilistici. L’inclusione del ciclista, il cane che rincorre e la natura circostante arricchiscono la sequenza di riferimenti a uno stile di vita dinamico e sportivo: qui credo si voglia flirtare con quella fetta di pubblico che cerca nel SUV non solo un mezzo, ma una vera piattaforma per l’esplorazione, perennemente in movimento. Trovo che la scelta dei colori vivaci (giallo, verde, rosso), combinata con i diversi scenari, riesca a differenziare i tre modelli, pur mantenendo una coerenza visiva tra loro.

Passando alla presentazione della T-Roc rossa, confesso che la scena di coppia con l’amaca di fronte alle montagne quasi strappa un sorriso per quanto si rifà al canonico ideale pubblicitario di “fuga romantica”. Non posso non notare, però, come la narrazione – non priva di finezza – giochi continuamente sull’alternanza tra momenti vissuti e paesaggi mozzafiato, per elevare il veicolo a uno “strumento di esperienze”, invece che un semplice bene materiale. In questa chiave, la creatività mi sembra solida, anche se non particolarmente rivoluzionaria: viene utilizzata quella formula collaudata che associa l’automobile alla libertà individuale e alla condivisione.

Arrivando al montaggio finale di tutti e tre i modelli in sequenza, penso che la scelta di inserire il claim “Famiglia City SUV Volkswagen, La più scelta in Italia” sia un’esplicita chiamata al valore della social proof, forse un po’ scolastica ma efficace sul pubblico generalista. La presentazione del prezzo “da 21.500 euro” mi pare furba, poiché depotenziata da ogni sovrastruttura emotiva: qui la comunicazione si fa improvvisamente pragmatica, strizzando l’occhio all’approccio razionale di chi guarda (e potenzialmente compra).

Sul piano delle soluzioni visive, riconosco una certa accuratezza: paesaggi suggestivi, colori brillanti e un uso dosato dei dettagli costruiscono una narrazione fluida e piacevole. Tuttavia, dal mio punto di vista più critico, noto l’assenza di vere inversioni narrative o colpi di scena stilistici che regalerebbero allo spot una marcia in più in termini di sofisticazione comunicativa. Tutto funziona, sì, ma si rimane forse nel comfort di una pubblicità “ben fatta” senza mai osare davvero.

Per quanto riguarda la coerenza della brand identity, ho l’impressione che il senso di affidabilità, inclusività e desiderabilità traspaia a ogni scena, specialmente con il finale che si affida al logo sulla strada dritta: una scelta volutamente simbolica che – nel bene e nel male – chiude il cerchio con una certa prevedibilità.

In conclusione, trovo che questo spot sia un esercizio di stile solido e ben confezionato: racconta la famiglia City SUV Volkswagen attraverso emozioni visive e situazioni facilmente relazionabili, senza mai tradire lo spirito del marchio. Dal punto di vista di chi apprezza i ribaltamenti creativi e le idee più raffinate, devo però dire che avrei gradito qualche audacia in più, magari una svolta narrativa meno accomodante o una provocazione sottile a spezzare il ritmo.

E secondo te? Questo spot Volkswagen si limita a confermare ciò che ci si aspetta da un brand così, oppure intravedi elementi inaspettati che meritano una discussione più approfondita? Condividi la tua opinione!