L’inserimento della baita incastonata tra gli alberi innevati, con quella luce calda che filtra dalle finestre, da un lato mi sembra quasi una strizzata d’occhio al desiderio atavico di rifugio, di tranquillità, di calore umano. La transizione visiva e cromatica verso l’interno, dove Aleksander Aamodt Kilde contempla il paesaggio e sorseggia il suo caffè, introduce poi un elemento di introspezione che, a mio parere, aggiunge profondità. La presenza di un atleta riconosciuto conferisce credibilità, ma ciò che trovo più ricercato è la sua affermazione “Il momento in cui arrivi in cima alla montagna, qui…”. A differenza delle solite dichiarazioni superficiali, qui si tenta di stimolare l’empatia, suggerendo che l’esperienza del Trentino sia emozionalmente trasformativa.

La successiva alternanza di scene di pura attività outdoor – tra sciatori dall’aria esuberante, famiglie sulle slitte e coppie circondate da paesaggi idilliaci – rappresenta una strategia comunicativa abbastanza classica, per quanto ben orchestrata a livello di ritmi e colori. A mio giudizio, la scena in cui bambini e adulti si intrattengono sulla neve, distilla un senso di gioia collettiva e di accessibilità, senza però scadere nello stucchevole. Mi viene da sorridere, quasi con ironia, pensando a quanto spesso queste dinamiche familiari risultino artefatte in molti spot: qui invece riescono a sembrare sorprendentemente spontanee.

Mi affascina, sotto il profilo comunicativo, l’uso del protagonista che si riaffaccia sullo schermo e, con una serenità che sfiora la contemplazione zen, confida “Ricominci davvero a respirare, e questo la dice lunga.” Ecco, io trovo che questo fil rouge della “respirazione” quale metafora della rigenerazione personale risulti piuttosto sofisticato: è un invito meno esplicito e, per certi versi, più universale, di quanto solitamente si senta ripetere nel contesto promozionale.

Sul versante della creatività visiva, trovo riuscito il dialogo tra gli interni intimi – la cucina accogliente, le pietanze gourmet preparate con cura quasi maniacale – e l’esplosione degli esterni, tra bagliori di neve e cielo cristallino. La risultante, a mio avviso, è una narrazione fluida che valorizza tanto la dimensione individuale quanto quella conviviale: un equilibrio non sempre facile da trovare in spot simili. Non posso non rilevare una leggera vena autocelebrativa nella sequenza culinaria, dove il messaggio di “territorio da vivere” sconfina (forse intenzionalmente) in quello di “territorio da assaporare”. Lo dico con un sorriso: le Alpi del gusto, oltre che dello sport.

In termini di coerenza della brand identity, il payoff “RESPIRA, SEI IN TRENTINO” chiude il cerchio in modo mirato; lo trovo un modo elegante per capitalizzare l’intera narrazione sul fronte emotivo, senza forzature o enfasi retoriche eccessive. Devo ammetterlo: il claim ha una forza evocativa che va ben oltre il semplice invito turistico.

Nel complesso, penso che la campagna punti in modo mirato su un pubblico che cerca un’esperienza “elevata” – in tutti i sensi: dal panorama all’enogastronomia, dallo sport alle relazioni. Si avverte il tentativo, quasi sottile, di distinguersi dal coro degli spot alpini, puntando su una comunicazione che privilegia il respiro lungo e la riflessione autentica piuttosto che lo stimolo adrenalinico fine a sé stesso.

Ciò detto, sarei curioso di sapere come altri spettatori percepiscono questa combinazione di sottigliezza narrativa, valori familiari e ricerca dell’autenticità. La metafora del “respirare” vi persuade o vi suona come l’ennesimo ritornello pubblicitario? Qual è il vostro punto di vista sul bilanciamento tra emozione e promozione in questo spot? Discutiamone!