Dal mio punto di vista, è intelligente che lo spot non calcchi mai la mano su toni medicalizzati o compassionevoli, scegliendo invece la via di una normalizzazione vivace: la protagonista vive pienamente la sua giornata, in serenità, senza che l’incontinenza caratterizzi la sua identità.

La transizione dalla scena conviviale a quella della palestra, con il gruppo di donne impegnate nell’attività fisica, mi sembra un accorgimento narrativo riuscito. Esprime in modo chiaro – ma non forzato – l’idea di una continuità tra vita sociale e attività fisica, senza soluzione di continuità tra i diversi ruoli della protagonista. Mi piace riscontrare qui quella sofisticatezza che tanto apprezzo: la scelta di mostrare una donna in età matura ma tutt’altro che marginale o stereotipata, con una vitalità piena e senza tentennamenti. Non si scade mai nella facile retorica dell’empowerment – tema spesso abusato negli spot di settore – bensì si punta su una rappresentazione vera e poco urlata.

Interessante, a mio avviso, il passaggio agli elementi tecnici: la parte animata sul cuore assorbente e la virtualizzazione della realtà con il liquido blu che viene assorbito velocemente. Da spettatrice che gradisce approcci intelligenti e poco didascalici, sono dell’idea che la resa visiva e la narrazione “scientifica” restino asciutte e pertinenti: funzionali a rassicurare, ma senza diventare tutorial pedante. L’uso della tecnologia Zero Odore, con badge visivo che sottolinea la proprietà, dà un tocco quasi ironico: sembra strizzare l’occhio a chi, come me, pretende innovazione ma senza effetto-wow artificioso. Si coglie una certa ironia sottile dietro l’insistenza sulla “discrezione invisibile”: un dettaglio, ma non secondario, che personalmente trovo piuttosto godibile.

Dal mio punto di vista, la coerenza tra i vari contesti (ristorante, palestra, parco) trasmette un messaggio di continuità della protezione e della riservatezza, senza soluzione di continuità. Il focus costante sulla fiducia – “solo tu sai di indossarlo” – mi appare una scelta raffinata, priva di paternalismi e capace di parlare con rispetto a una fascia demografica spesso mal rappresentata. L’assenza di toni melodrammatici o ridondanti è, secondo me, il punto di forza maggiore dello spot: tutto scorre con naturalezza.

In quanto appassionata di creatività pubblicitaria, considero efficace la scelta cromatica e la fotografia – quell’insistenza sul viola, sui dettagli della confezione, sulle palette morbide e luminose – come un filo conduttore visivo elegante e riconoscibile. Dal mio punto di vista professionale, si nota un controllo notevole nella comunicazione visuale e nel bilanciamento tra storytelling ed esposizione del prodotto.

La conclusione dello spot, con l’allineamento delle confezioni in contesto naturale, sottolinea secondo me la praticità e la varietà delle soluzioni, senza inutili spiegazioni: qui la marca parla per immagini, rafforzando la promessa di “Protezione e discrezione”, senza alcun bisogno di rivendicazioni esasperate.

Sono del parere che, pur trattando un tema tradizionalmente difficile e spesso oggetto di stigmatizzazione, la campagna riesca a uscire dalla trappola del tono clinico, restando invece umana, credibile e persino leggera. Se dovessi muovere un appunto, sarebbe forse una certa prevedibilità nella scelta dei contesti rappresentati: ristorante, palestra, parco – un accostamento un po’ canonico. Ma la resa complessiva, tra ironia velata, accuratezza visiva e stile narrativo, compensa largamente qualsiasi rischio di cliché.

Vorrei ora sentire anche la tua opinione: che impressione ti ha fatto questo spot? Secondo te Lines Specialist riesce davvero a superare i limiti della comunicazione tradizionale sul tema? Quali strategie ti sono sembrate più convincenti (o meno)? Discutiamone!