A mio avviso, questa scelta stilistica funziona bene, ma confesso che trovo un filo forzata l’enfasi sul retro-chic, soprattutto quando si gioca sulla figura quasi karikaturale del gentleman in bianco che arriva all’evento mondano. Più che raffinato, rischia di apparire un po’ troppo da spot d’altri tempi, sebbene questa possa essere una scelta voluta per introdurre il successivo cambio di paradigma.

Ritengo invece godibile – con un sorriso un po’ malizioso – la sequenza “vintage” con il golfista e il telefono cellulare anacronistico. È un piacevole colpo di scena ironico che prende in giro i cliché pubblicitari degli anni ’80, inserendo tecnologie ormai obsolete come elemento volutamente fuori luogo. Da qui in poi, secondo me, lo spot acquista dinamismo e intelligenza comunicativa, facendo leva su quel sottile filo di autoironia che a mio giudizio è spesso assente nelle campagne automobilistiche.

Trovo particolarmente efficace il passaggio al presente tramite l’immagine surreale delle vecchie TV impilate nel deserto: a mio parere, questa metafora visiva è la parte più raffinata dal punto di vista concettuale perché riesce a esprimere con immediatezza il superamento del vecchio modo di pensare l’auto e la mobilità. L’arrivo del nuovo Renault Captur che sfreccia lasciandosi alle spalle la staticità e il “rumore” del passato introduce con coerenza il tema del progresso tecnologico ed ecologico, che – secondo il mio punto di vista – rappresenta ormai il vero terreno di competizione nel settore.

A livello di offerta, lo spot si dimostra pragmatico: presenta senza troppi giri di parole le condizioni economiche (119€/mese con indicazione di TAN, TAEG, anticipo e incentivi raddoppiati), dando così una risposta concreta a quella fetta di pubblico per cui – ormai – l’auto non è più solo status, ma soprattutto efficienza, risparmio e responsabilità ambientale. Personalmente, apprezzo questa chiarezza e sono convinto che sia fondamentale per una pubblicità moderna non rifugiarsi dietro promesse vaghe.

Sul piano visivo, noto un’attenzione estetica davvero elevata: le inquadrature del Captur in movimento tra paesaggi naturali, all’ora del tramonto, oppure immerso nella luce dorata, puntano a esaltare una sensazione di libertà e contemporaneità. Secondo me, questa estetica cinematografica rende il prodotto aspirazionale senza risultare eccessivamente “commerciale” – uno degli equilibri più difficili da mantenere quando si cerca di parlare a diversi segmenti di pubblico.

Mi sembra che la coerenza del messaggio Renault venga mantenuta lungo tutta la narrazione: innovazione, stile e attenzione all’ambiente convivono in modo credibile, supportati da una visual identity precisa e dall’animazione finale del logo (in tonalità quasi cyberpunk) che spinge sul futuro senza abbandonare il senso di familiarità del brand.

Se proprio voglio pungere, da un punto di vista critico osservo che – nonostante l’ironia e l’intelligenza visiva – certi passaggi rischiano di piacerci soprattutto se siamo già “allenati” alle auto-narrazioni pubblicitarie: il contrasto forzato fra il passato grottesco e la modernità “illuminata” del Captur potrebbe sembrare una soluzione un po’ didattica o prevedibile agli occhi di un pubblico più smaliziato. Ma nel complesso, direi che il lavoro creativo è molto solido, con una buona capacità autoironica e una gestione abile degli strumenti retorici visivi e narrativi.

Insomma, il TV-spot riesce a proporre il Captur E-Tech come la sintesi ideale tra passato e presente, senza cadere nella trappola della banalità e con una rilevanza tangibile rispetto alle esigenze odierne del consumatore. Io personalmente apprezzo la scelta di puntare sia sull’intelligenza che sullo humor, invece di insistere ossessivamente sulle performance del prodotto, come spesso si vede in questo settore.

Invito chi ha visto lo spot a condividere la propria percezione: secondo voi questa strategia di autocitazione ironica e rottura col passato riesce davvero a distinguere Renault dalle altre case automobilistiche? È una narrazione “moderna” che vi convince, oppure pensate che – in fondo – l’auto resti comunque più sogno che concretezza? Parliamone!