La sequenza iniziale dove viene usato lo smartphone per sbloccare l’auto vicino allo specchietto, insieme alla chiave digitale visualizzata sul display, mi sembra una delle trovate più attuali e intelligenti del messaggio, un chiaro riferimento ai bisogni di una generazione abituata alla smart life e all’integrazione mobile. Tali dettagli, secondo me, denotano una ricerca di immediatezza nella comunicazione, ma anche una certa raffinatezza nella scelta degli insight.

Soffermandomi sulla narrazione visiva, noto una regia dinamica e una fotografia molto curata, con riflessi e giochi di luce che esaltano le linee della carrozzeria e i dettagli tecnologici dell'abitacolo. Non posso fare a meno di cogliere il tentativo di posizionare BYD come brand premium–un po’ come se volesse suggerire che la nuova eleganza urbana passi anche attraverso un’auto cinese, cosa che, mi concederai la sottile ironia, fino a qualche anno fa sarebbe sembrato quasi un ossimoro nella pubblicità automobilistica europea.

La centralità del display da 12,8" con servizi Google integrati è messa in risalto quasi come fosse il cuore pulsante dell’esperienza di bordo. Trovo questa scelta coerente e attuale, perché risponde effettivamente a una domanda crescente di connettività smart: la scena “Ok Google. Ti capisce. Metti la musica.” quasi suggerisce che l’auto sia il nuovo device domestico su quattro ruote. Forse ci si spinge un po’ troppo nel sottolineare la tecnologia, a rischio di lasciare in ombra altri valori emotivi o di guida, ma ritengo che la scelta di concentrarsi sull’intelligenza integrata sia in linea con il target urban&tech-oriented.

Secondo la mia opinione, anche la rappresentazione della famiglia, con la bambina che canta e la donna che sorride tra fasci di luce nel sedile posteriore, è uno stratagemma piacevolmente efficace per umanizzare il prodotto, pur senza scadere nel banale o nel déjà vu. La promessa della “vita a bordo” viene così rafforzata non solo con la tecnologia, ma anche attraverso una dimensione calda e vicina, che a mio avviso rende la narrazione meno fredda e più empatica.

Un aspetto che apprezzo particolarmente è la scelta di sottolineare i 1.000 km di autonomia e la doppia anima Super Ibrida/Full Electric con una grafica minimal, pulita e moderna e senza eccessivi tecnicismi. Mi sembra una soluzione di comunicazione asciutta ma d’impatto, rivolta a chi cerca informazioni chiare senza essere invaso da dettagli incomprensibili.

C’è qualcosa, però, che mi lascia perplesso dal punto di vista semiotico: la reiterata presenza dei loghi BYD e LA7 HD in basso, seppur necessari per garantire riconoscibilità e coerenza di branding, rischia di frammentare un po’ l’esperienza visiva. Personalmente, l’avrei gestita in maniera più discreta per donare all’insieme un maggiore senso di immersività.

Da professionista, osservo infine con un certo compiacimento la strategia della call to action focalizzata sull’offerta di leasing privati da 189 euro al mese: concisa, visibile e immediatamente comprensibile, riesce a non distrarre dalla cifra stilistica dello spot, pur trasmettendo un senso di accessibilità che non svilisce la percezione premium del brand.

Per chiudere, , non posso che trovare intrigante questa dichiarazione d’identità così perentoria: “Non chiamarla auto. È una BYD.” Una frase che collega ambizione, differenziazione e una sorta di orgoglio tecnologico, lasciando lo spettatore con la voglia di interrogarsi se davvero sia possibile (o necessario) reinventare l'automobile, oppure se sia solo un raffinato esercizio di branding globalizzato.

E tu, credi davvero che una BYD sia molto più di una “semplice auto” o pensi che dietro questa veste brillante ci sia soprattutto abile retorica pubblicitaria? Mi piacerebbe conoscere la tua opinione, sia in termini emozionali che razionali: discutiamone!